Esploratore, fotografo e documentarista: Monaco 24, il tassista del mese

12 Ago Esploratore, fotografo e documentarista: Monaco 24, il tassista del mese

Gabriele Mannelli, conosciuto anche come Monaco 24, è molto più di un tassista del 4390 Taxi Firenze. Con una profonda passione per la sua città, Gabriele è un vero amante della fotografia e dei viaggi. Attraverso i suoi scatti, riesce a catturare e condividere la bellezza e l’essenza di ogni luogo che visita. Lo abbiamo incontrato per scoprire di più sul suo mondo e sulla sua visione unica della città e del viaggio. Ecco cosa ci ha raccontato.
Nome e “nome d’arte”?
«Mi chiamo Gabriele Mannelli, Monaco 24».
 Sei nato a Firenze?
«Sono nato a Firenze il 25 settembre 1981».
Da quanto fai il tassista?
«Ho iniziato questo lavoro il 1° aprile 2015».
Perché sei diventato tassista?
«Ho scelto di fare questo lavoro per vari motivi. In primis non ho mai lavorato sottoposto in vita mia, per circa venti anni sono stato nel cda del gruppo aziendale di famiglia, una spa con varie sedi in Europa. Questo mestiere mi permette quindi di essere libero e di portare avanti l’attività di fotografo, senza interrompere il servizio su piazza grazie alla collaborazione con mio fratello».
Pregi e difetti del tuo lavoro?
«Come tutti i lavori ci sono pregi e difetti. Oltre ad essere indipendente, ho la possibilità di lavorare nel centro storico di Firenze, da amante dell’arte. Per me questo è un gran privilegio. Un altro punto a favore è quello di poter analizzare la società nella sua totale crudezza. Uno dei difetti più grandi che ho riscontrato negli ultimi anni è quello di non poter svolgere il mio lavoro come servizio pubblico a garanzia dell’utenza finale, ma bensì costretto a transitare come un semplice cittadino imbrigliato nelle carenze strutturali del comune».
Quando non fai il tassista cosa fai?
«Sono un fotografo, documentarista, esploratore e avventuriero. Porto avanti progetti a lungo termine in giro per il mondo, ho effettuato centinai di viaggi e visitato oltre quaranta paesi. Da condizioni glaciali a desertiche, mi muovo fuori dai tracciati turistici in cerca di qualcosa da raccontare. Per circa venti anni ho viaggiato in Africa realizzando reportage anche in zone di guerra. Da diversi anni mi reco in Lapponia con l’intento di creare un docufilm oltre al progetto naturalistico fotografico. Ho ricevuto diversi premi internazionali e pubblicazioni su riviste come, National Geographic, Nature Photographer Of The Year, Nikon Photography, Fine Art Photography Awards, XXXIV Fiorino d’oro, e molte altre ancora».
Qual è secondo te il luogo più nascosto e più bello di Firenze?
«Ci sono innumerevoli luoghi in tutta la città e colline circostanti di interesse e valore artistico. Da mancato archeologo, mi entusiasmo ogni giorno nel vedere tutto ciò. Un luogo dove mi emoziono ogni volta passando è l’ingresso di “Villa il riposo dei Vescovi” si trova sulla via vecchia Fiesolana non appena passato il paese di San Domenico. I due portali sui lati della vecchia strada trasudano ancora oggi di un’essenza antica e romantica, per me una vera perla per tutti gli amanti dell’Arte Fiorentina».
Hai portato dei vip a bordo? Sono stati gentili o scorbutici?
«Negli anni mi è capitato di portare persone famose, ma dato che è un mondo che non mi piace e non mi appartiene, mi è capitato pure che fossero colleghi a farmelo presente. Ricordo di cantanti, attori e calciatori, mai nessuno si è comportato con arroganza».
Hai qualche aneddoto da raccontare, che ti è capitato durante il lavoro di tassista?
«Molte sono state le situazioni particolari affrontate negli anni, ma vorrei citarne solamente una. Quella sera ricevetti una chiamata per la discoteca Flog, non appena arrivato alcune persone mi fecero presente che quel corpo adagiato a terra fosse la mia cliente. Era tutta sporca e priva di coscienza. Non fu facile capire dove abitasse, come non fu facile fermarsi più volte durante il tragitto per farla rimettere. Dopo circa tre quarti d’ora la ragazza si trovava distesa sul suo letto. Dovetti assisterla mentre rimetteva, pulirla, dargli acqua da bere, aprire la borsa per prendere le chiavi di casa, portarla in camera, accudirla e lasciarla in piena sicurezza. Un aspetto che adoro del mio lavoro è proprio questo, esercitare la mia sensibilità e attitudine psicologica per capire e gestire al meglio le situazioni».
Sogni nel cassetto?
«Vivo di sogni, tutti i miei progetti fotografici sono sogni che si realizzano. Più il sogno è difficile da realizzare più lo inseguo».